Qualità, professionalità, tecnologie: le sfide dei sistemi regionali di orientamento. intervista al professor ronald sultana.
Nell’ambito dei seminari internazionali del progetto Forma-Orienta, promossi dalla Regione Marche e dall’Università di Camerino, abbiamo avuto l’occasione di incontrare il professor Ronald Sultana, docente presso l’Università di Malta, direttore dell’Euro-Mediterranean Centre for Educational Research, uno dei massimi esperti mondiali nel campo dell’orientamento.
Professor Sultana, in Italia le Regioni sono impegnate a costruire sistemi territoriali di orientamento in grado di aiutare le persone a scegliere e gestire la propria carriera formativa e professionale per tutto l’arco della vita. Una grande scommessa per il futuro: che ne pensa?
Ho avuto l’opportunità di analizzare molte iniziative a livello internazionale nell’ambito dei servizi orientamento professionale e per questo voglio dire innanzitutto che, nel corso degli ultimi 10-15 anni, l’orientamento professionale è stato riconosciuto come un servizio fondamentale, che deve essere garantito a tutti i cittadini.
Inoltre, è stato assodato che una delle sfide principali in questo ambito è che la richiesta di questi servizi supera l’offerta. Questo significa che abbiamo bisogno di aumentare e ampliare l’offerta di servizi di orientamento per poter raggiungere un numero maggiore persone, sia nei modi tradizionali, ma anche utilizzando le nuove tecnologie dell’informazione, per assicurare che gli individui e i gruppi siano in grado di prendere decisioni basandosi su informazioni aggiornate e affidabili. Questa è sicuramente una prima grande sfida.
Devo dire, tuttavia, che l’orientamento non risolve i problemi economici dell’Europa, ma può aiutare le persone a trovare la loro strada. L’orientamento può forse promuovere una migliore corrispondenza tra la domanda e l’offerta nel mercato del lavoro, ma non dobbiamo aspettarci che l’orientamento risolva i problemi macro-economici e strutturali.
I sistemi di orientamento possono però garantire un supporto fondamentale – e questa è una sfida importante in alcuni paesi – ai gruppi che sono particolarmente vulnerabili. Attraverso i servizi di orientamento essi possono ottenere il sostegno e l’aiuto di cui hanno bisogno. L’orientamento può fare la differenza nella loro vita, in termini di informazioni che diamo, in termini di competenze che possiamo aiutare a sviluppare per riuscire a trovare il loro posto nel mondo del lavoro.
Quali sono i principali fattori di qualità dei sistemi territoriali di orientamento?
Un’altra grande sfida, naturalmente, è quella di assicurare che i servizi che offriamo ai cittadini, sia attraverso il sistema pubblico, lo Stato, sia attraverso organizzazioni non governative e sia attraverso servizi privati per l’impiego, siano servizi di qualità.
Ci sono diversi aspetti della qualità dei servizi sui quali dovremmo concentrare la nostra attenzione: ad esempio, il tipo di informazione che diamo. In alcuni paesi è ancora incredibilmente difficile assicurare informazioni di qualità: ad esempio, possiamo avere l’informazione sul mercato del lavoro, ma non riusciamo a presentare questi dati in modo che siano utili ai cittadini. Per questo ci devono essere criteri e standard di qualità, per assicurare che l’informazione che viene fornita, il rapporto che si sviluppa tra i servizi di orientamento e i cittadini che accedono al servizio siano adeguati.
Nella maggior parte dei paesi, il modo principale per garantire la qualità dei servizi è stato quello di formare gli operatori di orientamento. In molti paesi Europei ed altrove, fino ad ora, molti di coloro che hanno fornito servizi di orientamento non sono stati specificamente formati: vengono dalla psicologia, dall’insegnamento, ma non sono stati formati per l’orientamento professionale.
Così, forse, una delle azioni più rilevanti per misurare la qualità di un sistema, se volete, o per garantire la qualità è quello di assicurarsi che le persone che forniscono questi servizi siano state adeguatamente formate.
Abbiamo registrato alcune iniziative importanti in Europa, compresa l’Italia, in questa direzione e abbiamo visto che attualmente ci sono professionisti che stanno fornendo servizi di orientamento che hanno un’ottima formazione, anche a livello post-universitario di master. Questo è un buon segno.
Che ruolo svolgeranno le nuove tecnologie?
Come dicevo in precedenza, una delle grandi sfide per l’orientamento è quella di fare in modo che le persone abbiano accesso ai servizi, ma è impossibile e troppo costoso fornire servizi di orientamento per ogni singolo cittadino. Quello che alcuni paesi sono riusciti a fare molto bene, come l’Australia, per esempio, ma anche molti altri paesi, quali il Regno Unito, e anche l’Italia, che ha fatto alcuni importanti progressi in questo settore, è quello di utilizzare le tecnologie già disponibili al fine di promuovere l’autonomia della persona che può quindi accedere direttamente ai servizi e alle informazioni, per esplorare i possibili sviluppi della propria carriera professionale, per conoscere il mercato del lavoro, per conoscere i percorsi di studio e le opportunità di formazione, e anche per comprendere meglio se stessi.
Oggi ci sono alcuni strumenti davvero straordinari: forse il migliore che conosco è in Australia, dove l’intero sistema di orientamento interagisce molto bene e tutti i principali servizi on line di informazione e consulenza di orientamento si integrano in un’unica piattaforma. In questo modo una persona o un gruppo in una scuola, in centro di orientamento per i giovani attraverso il portale possono conoscere se stessi, le proprie aspirazioni e competenze, ma anche guardare dei video sulle professioni che vorrebbero fare e interviste a persone che già lavorano: se per esempio un giovane vuole diventare falegname, potrà sentire l’intervista a chi già lavora come falegname. Oppure potrà conoscere quali università sono migliori per accedere ad una determinata professione e che tipo di stipendio potrà ottenere al termine dello studio.
La tecnologie dell’informazione hanno un enorme potenziale in questo ambito e in alcuni paesi sono già state sviluppate più che in altri.
L’intervista originale è visibile a questo link