La ‘mia’ radio, da vocazione a vera professione
Intervista a Corrado Gentile, conduttore di RDS
Da giornalista a speaker e conduttore di una grande radio nazionale, la carriera di Corrado Gentile si snoda tra passione, talento, pratica sul campo e percorsi formativi per apprendere i segreti del mestiere.
E’ fantastico tirare fuori la parte più spontanea e creativa di se stessi e mandarla “in pasto” agli ascoltatori”. Il tuo profilo su Rds riporta questa frase come se l’FM fosse la tua naturale vocazione: quando hai scoperto di essere fatto per la radio e la radio era fatta per te?
Vocazione è questo il termine più esatto, ed istintivo è l’aggettivo che descrive meglio il mio “sempre verde” interesse per l’intrattenimento musicale, che fin dall’età di 5 anni ho manifestato attraverso una profonda passione per i 45 giri ..lo dimostra una foto di quell’età che mi ritrae con un disco tra le mani.
Alle tue spalle anche un’esperienza nel giornalismo tradizionale.
Quale valore aggiunto ha rappresentato per il lavoro di speaker e in quale delle due vesti ti senti e ti sei sentito maggiormente investito di responsabilità?
Sono giornalista professionista da circa 14 anni e certamente la deontologia impone quelle che si possono definire vere e proprie norme di legge che attengono al rapporto tra il giornalista e ciascun membro della collettività, pertanto la responsabilità che ci si assume scrivendo o trasferendo una notizia è indubbia. Al contempo, dopo venti anni di radio, che peraltro festeggerò proprio quest’anno in RDS, e dopo 3 anni che ricopro il ruolo di conduttore, vi posso garantire che la responsabilità di intrattenere in maniera seria, emozionale ed educativa il pubblico radiofonico è altrettanto sentita, da chi, come me, cerca, attraverso il proprio lavoro, di portare momenti di assoluta serenità e divertimento nelle persone che lo ascoltano…intrattenere è più “complicato” che informare!
Innanzitutto auguri e complimenti per il tuo ventennio in RDS. A proposito di condurre un programma radiofonico, un po’ come nella differenza etimologica tra etica e morale, come definiresti il conduttore radiofonico dal punto di vista della formazione specifica, un lavoro o una professione?
La domanda è complessa, comunque, ritengo che entrambe le terminologie siano riconducibili alla definizione di conduttore radiofonico, in quanto la professione, rispetto al lavoro, ha anche in sé l’idea dell’apprendimento, e per lavorare in radio bisogna imparare tanto. Io però introdurrei un altro elemento, ossia le doti innate; qui entra in campo il talento come nell’arte, se non addirittura il genio.
Un conduttore parla ogni giorno a milioni di ascoltatori, dei quali interpreta gusti e personalità senza poter scorgere le loro reazioni; non vedere il proprio pubblico è il fascino ma anche la difficoltà di fare radio.
Quale approccio metodologico usi per parlare a una platea che non vedi e che è attenta solo alle tue parole?
Io non ho un metodo preciso ma uso la naturalezza con cui riesco a parlare e non cerco un registro dialettico piuttosto che un altro, invece esiste una metodologia nella scelta degli argomenti. Quindi la scelta dell’argomento è di tipo metodologico la capacità di intrattenere utilizzando l’argomento prescelto è creatività.
Le tue origini sono sarde. Cosa ti ha trasmesso la tua prima formazione in quella terra che ancora oggi riesci a riflettere nel tuo ambito lavorativo?
Il mio DNA è rimasto da isolano, anche se ho lasciato la Sardegna in età molto giovane, rimane in me l’orgoglio di una terra difficile ma unica come questa, che si può intravedere attraverso una sua vera e propria identità linguistica e forti tradizioni popolari; il mio unico rammarico è che ancor oggi per i miei corregionali tornare a casa rappresenti un limite sia per il costo sia per la mancanza di collegamenti navali ed aerei accettabili.
Hai un sogno professionale? Sicuramente si, ma non vogliamo svelarlo… dicci invece se sognare è stato uno stimolo utile nel raggiungere i tuoi obiettivi professionali?
Se non hai un sogno come fai a realizzarlo! Il mio era quello di lavorare in RDS ed eccomi qui…L’importante è che nel tentativo di realizzare i propri sogni non si perda la consapevolezza dei propri limiti nella realtà. Tanta umiltà e una buona dose di duro lavoro sono la ricetta giusta per coronare un sogno!
Un classico come la tua voce su RDS …Tre consigli utili per un giovane che voglia intraprendere questa professione?
Ti darò tre “istruzioni per l’uso”….ascoltare sempre tutti, specialmente quelli che sono più bravi o più preparati, non fermare mai la voglia di imparare e migliorare e prefiggersi sempre un obiettivo dopo un altro partendo da quelli che vi sembrano più facili e scontati senza sottovalutare mai qualsiasi passo, piccolo o grande che sia, intrapreso verso il futuro.