Il futuro del lavoro: tra nuove competenze e opportunità. i trend che emergono dall’analisi dei big data.
Come cambierà il mondo del lavoro nel prossimo futuro? Assisteremo alla nascita di nuove professioni? Spariranno o evolveranno le attività più tradizionali? Quali saranno le competenze da acquisire?
Sono queste le domande più diffuse attorno alle quali si alternano previsioni disastrose e scenari più ottimisti. Il cambiamento che sta subendo il mondo del lavoro resta tra i temi più dibattuti non solo per chi è in cerca di un impiego, ma anche per chi si occupa di orientamento.
Immaginare come sarà il mondo del lavoro in un futuro relativamente prossimo è difficile proprio per la velocità delle trasformazioni in atto.
Ecco alcuni trend che stanno emergendo.
Provare ad illustrare i nuovi scenari lavorativi che si stanno delineando è l’obiettivo del nuovo report di Intribe, che utilizza l’analisi dei Big Data.
Lo studio indaga l’evoluzione dell’innovazione in Italia e come questa sta cambiando il mercato del lavoro. Il report esamina principalmente tre grandi concetti: i trend macro-economici, le nuove professioni e le competenze consolidate.
1) I trend macro-economici
L’evoluzione digitale sta creando nuove professioni dando vita al digital mismatch: il lavoro c’è, a mancare sono le competenze. Secondo i dati Cedefop entro il 2020 in Italia avremo circa 135.000 posti di lavoro vacanti se non investiamo quanto prima nella formazione dei nostri dipendenti. Inoltre, dall’analisi di Intribe emerge come molti di noi non siano pronti ad affrontare i nuovi scenari lavorativi immaginandoli come proiettati in un futuro molto lontano mentre in realtà i lavori descritti non sono futuribili, sono attuali e reali. Per coloro che posseggono bassi livelli di scolarità e qualifica è prevista una perdita di posti di lavoro: la carenza di competenze e, quindi, la difficoltà nel reperire certe figure professionali rischia di rallentare la ripresa economica più a lungo del necessario.
2) Le nuove professioni
Le aziende sono sempre più automatizzate e, per quanto molti temano una riduzione dei posti di lavoro, in realtà ce ne saranno di nuovi. La medicina sarà uno dei settori che trarrà beneficio dalle innovazioni tecnologiche: basta pensare ai sensori per la rilevazione dei parametri di salute o alle stampanti 3D per la ricostruzione tramite l’utilizzo di cellule staminali. Anche la sostenibilità rientra nelle grandi sfide di questo secolo: nei prossimi anni nasceranno aziende private per il riciclo di materiali basate sul cash back. Per ogni lattina riciclata i consumatori riceveranno un piccolo compenso in denaro.
Tra le professioni con la più alta probabilità di sbocchi occupazionali da qui a cinque anni troviamo lo chief solution officer che si occupa di generare innovazione e superare i problemi di un’azienda in modo creativo. A seguire, l’innovation broker, l’innovation manager, l’esperto di blockchain, fog computing e di cyber security. Sono tutte figure altamente specializzate e con competenze che difficilmente si apprendono nei tradizionali percorsi di istruzione. Un numero sempre più crescente di aziende cerca figure specializzate nel marketing come il growth hacker che utilizza tecniche avanzate di lean marketing e software o il social media manager che si occupa di portare la comunicazione del marchio aziendale nei social network.
Ci sono professioni, invece, che rappresentano l’evoluzione di figure tradizionali come l’operaio nell’industria 4.0 che diventerà specializzato e competente dal punto di vista tecnologico. I controller d’impianto e di linea, infatti, sostituiranno decine di persone e gestiranno intere linee produttive, anche da remoto.
3) Le competenze consolidate
Partendo da queste previsioni il report sottolinea, infine, l’importanza della manodopera e dell’artigianato. Anche se molte figure saranno sostituite gradualmente dalle macchine continueremo ad avere bisogno di imbianchini, idraulici, elettricisti, giardinieri, riparatori di biciclette. Quello che sembra certo è che alcune professionalità si ridurranno drasticamente (con il crescere degli acquisti su Internet, ad esempio, diminuirà la domanda di cassieri) per fare spazio a molte altre che nasceranno per soddisfare le nuove esigenze dei fruitori.
Lo studio di Intribe sottolinea, inoltre, l’importanza dell’insegnamento e della formazione: il mondo del lavoro sta cambiando e chi necessita di riqualificarsi ha bisogno di tornare a studiare. Mai come oggi necessitiamo di formare un numero sempre crescente di persone, a tutti i livelli, e l’offerta formativa deve adeguarsi alle crescenti esigenze e alla dislocazione geografica delle persone che necessitano la medesima formazione.
L’insegnamento del futuro sarà online e la formazione professionale è la prima ad andare in questa direzione: sono sempre più gli insegnanti virtuali che imparano a gestire docenze online e sviluppare il materiale didattico necessario. In università come Harward la Open University è già applicata e sfrutta i MOOCs (Massive Open Online Courses) mentre, in Italia, si prevede che questa tendenza inizierà ad essere significativa a partire dal 2020 grazie ai programmi di apprendimento virtuale (come Moodle, Blackboard e Web CT).
Nell’orientamento sarà sempre più importante dotarsi di strumenti di “Labor Market Information” (LMI) in grado di fornire agli studenti informazioni utili per conoscere le professioni, i trend di settore ed i percorsi di formazione richiesti. L’orientamento dovrà sempre di più avere accesso ai big data e rendere queste informazioni fruibili nelle scuole e nei servizi per l’impiego.