Il professionista più ricercato negli studi legali: l’avvocato giuslavorista
La figura del Giuslavorista rientra fra le più richieste nel mercato degli studi legali d’affari, sia negli studi legali cosiddetti “boutique”, sia nelle realtà più strutturate.
A partire dal 2009 il diritto del lavoro, insieme al diritto fallimentare e al contenzioso, rientra fra le aree di pratica cosidette “anticicliche”; infatti il perdurare della crisi economica e finanziaria se da una parte ha rimodulato il numero e l’importo delle operazioni straordinarie, come le fusioni e le acquisizioni, dall’altra ha innescato una considerevole serie di ristrutturazioni aziendali coinvolgendo sempre di più la rimodulazione del personale in organico.
In questo quadro, negli ultimi 2/3 anni la figura del Giuslavorista rientra fra le più richieste nel mercato degli studi legali d’affari, sia gli studi “boutique”, sia le realtà più strutturate hanno rafforzato le proprie competenze e avviato l’assunzione di nuove professionalità per un semplice fatto: il diritto del lavoro non è più solo un “servizio” che assiste la funzione delle Risorse umane, ma è divenuto strategico nell’assistenza alle operazioni di ristrutturazione aziendale, riferendosi dunque ai licenziamenti collettivi e dirigenziali.
Una volta considerato quanto sopra, può essere interessante carpire quali siano le competenze specifiche richieste a un Avvocato Giuslavorista, per il quale un percorso formativo lineare prevede una pratica tradizionale di tipo civile per poi focalizzarsi sul diritto del lavoro.
L’ideale, tendenzialmente, sarebbe sviluppare la carriera in studi boutique o comunque in realtà che permettano di compiere una consistente attività di contenzioso laburistico prima di tentare il passo verso i grandi studi legali strutturati, in cui il professionista deve aver sviluppato, oltre che un buon curriculum esperienziale, anche un’ottima conoscenza della lingua inglese; questo, della lingua inglese, potrebbe risultare a molti un argomento ripetitivo, ma in realtà il diritto del lavoro “subisce” proprio ora le conseguenze della globalizzazione dei mercati.
Fino a poco tempo fa l’attività, i clienti e le operazioni riguardavano il mercato nazionale con l’impossibilità per il professionista di utilizzare nel quotidiano le lingue, oggi il cliente tipo è una società straniera che ha intenzione di chiudere e/o aprire un ramo della loro filiera produttiva in Italia. In questo senso il contatto, la formulazione di pareri e la contrattualistica sono gestiti unicamente in lingua inglese.
Fra le competenze tecniche, invece suggeriamo, senza dubbio un approccio metodologico a quella che viene chiamata formazione in continuo, che è un elemento fondamentale per acquisire una conoscenza approfondita su una materia che risulta essere in continuo divenire.
Per quanto riguarda, invece, l’approccio ad una eventuale selezione potrebbe rappresentare un valore aggiunto l’aver redatto una tesi di laurea in diritto del lavoro e/o sindacale, e non ultimo aver partecipato come relatore o uditore ai numerosi convegni e seminari organizzati dalle associazioni di riferimento.
In seno a quelle che sono le capacità professionali riconducibili a questa figura professionale sicuramente la negoziazione, a oggi, è quella più importante da assimilare. L’ambiente lavorativo dove sono richieste maggiori capacità possibili in ambito negoziale è quello delle relazioni industriali, dove gli interessi in gioco sono delicati siano essi politici, sociali o economici, e gli attori sono diversi, ma per il professionista l’obiettivo non cambia mai, ovvero portare a casa un risultato soddisfacente, in termini economici e sociali, per il suo unico mandatario: il cliente.
Questa, certo, è una capacità che si apprende e si allena solo nelle trattative e “lanciandosi nella mischia”; quindi potenziate la vostra motivazione e arricchite la vostra formazione, ma soprattutto non abbiate paura di fare molte esperienze.