Sei giovane? investi nella formazione!
Intervista ad Andrea Fiorentini, General Manager del Grand Hotel Palace di Roma.
L’arrivo dell’estate segna l’apertura della nuova stagione turistica e il fiorire di tutta una serie di opportunità professionali specifiche del settore. A tu per tu con Andrea Fiorentini, General Manager del Grand Hotel Palace di Roma, per conoscere meglio la figura del direttore d’albergo.
Com’è arrivato a ricoprire questo ruolo, quali cambiamenti fondamentali ha vissuto nel suo percorso in questo settore?
A un certo punto della mia vita ho deciso che non sarei mai riuscito lavorare in banca o a fare il commercialista, nonostante la mia formazione in ambito economico. Dopo una breve esperienza nel settore della moda ho pensato di aprire un Agriturismo in Toscana e ho vinto una borsa per Giovani Imprenditori nel settore Agriturismo. Il sogno era la Toscana e lì ho cercato lavoro, trovandolo come sales manager in un posto splendido chiamato Borgo La Bagnaia. Da questo momento in poi ho capito cosa volevo fare da grande: “Il direttore d’albergo”. Tutto quello che ho fatto è stato crederci ogni giorno svolgendo, in certi casi, anche più dei compiti che mi spettavano per mia curiosità professionale.
Quali sono le competenze di base richieste per svolgere questa professione, e quale è stato il suo percorso formativo?
L’amore per i numeri, le lingue, l’educazione, l’amore per il bello e la cura dei dettagli: questi sono gli elementi chiave per svolgere bene questa professione. Per quanto mi riguarda, non ho frequentato la scuola alberghiera ma il liceo scientifico, mi sono laureato in Economia all’Università Cattolica di Milano, ho fatto l’Erasmus in Belgio e ho deciso di scrivere la tesi all’estero tramite il progetto Leonardo. Tutte queste esperienze hanno contribuito ad aprirmi la mente consentendomi di approcciare in modo differente il turismo. Per lavorare in questo settore, è importante conservare una mentalità giovane e dinamica: soprattutto quando si lavora molto, può accadere che gli stimoli che arrivano dal mondo esterno si riducano. Cerco sempre di fermarmi e di vedere le cose da angolazioni differenti, per motivare me stesso e la squadra.
Quanto è importante la conoscenza delle lingue per affermarsi in ambito turistico?
Le lingue sono fondamentali, ma non sono tutto. Ci sono alberghi o destinazioni in tutto il mondo che sono frequentati dagli stessi abitanti della nazione, dove non c’è incoming estero. Si possono imparare le lingue lavorando, ma per fare ciò bisogna essere umili e, all’inizio, accontentarsi di lavori semplici in ambito turistico, attraverso i quali è possibile cominciare a fare esperienza.
La comunicazione e il marketing attraverso i social network. Quanto sono diffusi nel settore turistico? Sono davvero efficaci nel veicolare i nuovi flussi?
Sono sicuramente diffusi e importanti per far parlare di sé e ottimizzare le prenotazioni, ma per attrarre i giusti flussi e attrarre nuova clientela è necessario dedicarcisi full time e investire tempo e lavoro. Il nostro lavoro si basa sulla fiducia reciproca perché vendiamo un servizio, sono le persone che fanno la differenza, quindi se hai un bravo dipendente in grado di portare business e belle idee, riuscirà a portare risultati sia che gestisca i social network, sia che faccia accoglienza in albergo o che vada in giro a vendere per il mondo: “people make difference”.
Expo 2015 è sicuramente un evento di grande richiamo per l’Italia. Ci sono aspettative rispetto a un incremento del turismo e quindi delle opportunità di lavoro?
A Roma non si è avvertita la differenza soprattutto per chi lavora nel segmento del lusso e vista anche la coincidenza dell’inizio con il periodo dell’alta stagione. Sicuramente, in generale, ci sono più opportunità di lavoro che purtroppo sono limitate a un certo lasso di tempo: bisogna vedere se riusciremo a trasformare l’Expo in una nuova visione nazionale di fare turismo e impresa.
Cosa consiglia a un giovane che aspiri a diventare direttore d’hotel? Quanto è importante la formazione?
Studia et labora quando sei giovane per acquisire le capacità tecniche e cerca di sentire l’albergo nel sangue, se capisci che un posto non lo senti tuo trova il vestito che fa per te e in cui credi. Lavorare 10/15 ore al giorno quando gli altri fanno festa in un posto poco stimolante non aiuta a crescere professionalmente e intellettualmente. E’ fondamentale darsi degli obiettivi personali e professionali di medio lungo termine.
Il turismo è una risorsa vitale per il nostro Paese ma rischia di non essere sufficientemente valorizzato. Come attore privilegiato dell’accoglienza turistica e General Manager di un’importante struttura alberghiera, in quale chiave deve essere interpretato, secondo lei, il prossimo futuro dell’hotellerie italiana?
Il presente e il futuro dell’Hotellerie italiana non sono rosei perché le grandi catene made in Italy o dei Tour Operator sono in grande calo, molti sono già falliti o sono stati rilevati da gruppi internazionali; purtroppo dalla recessione si sono salvate le sole realtà di proprietà dei piccoli medi imprenditori o, viceversa, la globalizzazione a livello internazionale ha dominato su queste piccole realtà.
Quali sono secondo lei le strategie per reagire a questa situazione?
A mio avviso, bisogna lasciare spazio ai giovani e alle idee imprenditoriali vincenti, iniziare a lavorare in squadra per fare sistema creando un “Prodotto Italia” vincente. Quello che ci manca è il marketing di noi stessi, non siamo capaci a livello macro di promuoverci per quello che siamo e, allo stesso modo, di offrire servizi turistici di alta qualità. Bisogna rivedere il sistema contrattuale delle aziende italiane, premiando le persone con incentivi e dando loro la possibilità di aprire le vedute.
Ci sono già esperienze dalle quali prendere spunto?
Un esempio di eccellenza in Italia è rappresentato dalla Romagna: sono stati bravi a reinvenatrsi con fiere, eventi a livello internazionale, a destagionalizzare e a fare turismo nonostante la loro terra non offra cose. Nonostante le aziende siano medio-piccole a conduzione familiare, ciò è stato reso possibile dall’unione di persone con una visione comune che si sono messe insieme e hanno fatto squadra.